Restauro Mosaico di Gino Severini – Palazzo delle Poste di Alessandria
Il palazzo delle Poste di Alessandria ospita per tutta la lunghezza dell’edificio un mosaico di 38 metri opera del futurista toscano Gino Severini. Creata negli anni tra il 1940-41 in essa vengono rappresentati con dinamismo la “Storia dei servizi delle Poste e del telegrafo”.
L’intervento richiestoci è partito dall’eliminazioni di polveri attraverso pennellesse, spazzole morbide e aspirapolvere e da un secondo passaggio con acqua e tensioattivo.
Una volta che la superficie è stata liberata da questi depositi, alcune parti del mosaico sono state consolidate con iniezioni di malta idraulica liquida.
La completa leggibilità dell’opera è stata riacquistata attraverso la riadesione di tessere musive pericolanti, il rifacimento di giunti, la stuccatura di alcune crepe e la ricollocazione in sede di alcune porzioni decorative mancanti.
Restauro Dipinto Murale di Giulio Rosso – Palazzo delle Poste di Alessandria
All’interno del Palazzo delle Poste di Alessandria è custodito un dipinto murale del 1940 opera del fiorentino Giulio Rosso. L’operato in parte condotto con la tecnica dell’affresco, indicative sono state le scoperte delle incisioni delle giornate e dei riferimenti grafici delle scene, è stato poi concluso con una pittura a secco. Il dipinto intitolato “Opera umana nelle comunicazioni terrestri” esalta l’organizzazione delle comunicazioni nel periodo fascista.
Dopo una prima parte di pulitura a secco e con acqua e benzalconio cloruro ci si è potuti accorgere delle presenza di parecchie stuccature ritoccate nella parte bassa dell’opera.
La facile accessibilità all’agire antropico delle parti inferiori ha evidenziato la presenza di fori, colpi stuccati e ampiamenti ritoccati, così da coprire in alcune parti, la pittura originale presente.
Le stuccature realizzate nei precedenti restauri e con materiali non compatibili con l’opera originale sono state rimosse, stuccate nuovamente e ritoccate in modo reversibile recuperando anche parti della pittura originale. L’opera è poi stata consolidata per permetterle una resistenza più ampia agli agenti esterni.
Di particolare interesse è stato scoprire tra le varie manomissioni avvenute post guerra, due di chiaro stampo antifascista. Il gruppo di soldati del regime rappresentati in alto a sinistra dell’opera, dalla divisa troppo riconoscibile storicamente, furono cammuffati.
Le conosciutissime camice nere, le bande nere sui pantaloni furono infatti coperte con una cera pigmentata di rosso allo scopo di cambiare l’identità di quei soldati. Cera pigmentata che probabilmente a causa dell’installazione di sistemi di riscaldamento si è con il tempo sciolta ed è colata sulle divise dei fascisti attirando l’attenzione in sede di restauro.
La cera è stata quindi rimossa con l’ausilio di un gel di solventi e l’atto vandalico è stato testimoniato dalle indagini diagnostiche sul materiale e dalla documentazione fotografica.
Nel secondo caso invece, l’esteso ritocco pittorico accanto alla firma dell’autore ha restituito una stuccatura che copriva un’incisione. Accanto al nome Giulio Rosso, pittore che trovò il suo riconoscimento nell’arte a servizio del regime, compare la scritta “ASINO”. In sede di restauro la scritta è stata documentata con fotografie, è stata mantenuta ma leggermente velata con un ritocco ad acquarello.